5 consapevolezze nate camminando

Se vieni da una città con un grande centro storico, tutto salite e discese manco il Brucomela, dove qualsiasi cosa è a mezz’ora a piedi e stai all’ultimo piano senza ascensore, impari presto a camminare parecchio senza lamentarti. In realtà sono contenta che sia andata così, perché ritengo che viaggiare a piedi sia il modo migliore per farlo.

Camminare è una bella fatica, lo so. E senza pause e posti in cui dormire non è che si possa andare così lontano. Quando si è stanchi e si ha fame ci si accorge che si sono fatti solo una decina di kilometri e allora iniziano i soliti discorsi “Fossi stata con la macchina a quest’ora sarei già…”. Oppure fossi stata con il treno, l’autobus, la moto, con la bici…tutto sembra più veloce e più comodo, no? Sembra tutto meglio che andare a piedi. A piedi si va piano e si sente tuuuuutta la fatica.

A piedi, però, si vede anche di più e si vede meglio. E quando si arriva finalmente a casa è bellissimo. Perché te la sei sudata e perché hai fatto qualcosa che fa bene al tuo corpo (lo sai e lo senti). Perché andando a piedi si è completamente immersi nel mondo, si ha tempo e modo di toccare le piante, vedere ogni sfumatura di colore, respirare i profumi e tutti gli altri odori che si presentano, si ha tempo per chiedere informazioni e per riflettere. Vedere una volpe che attraversa la strada mentre sei in macchina è un’emozione diecimila volte meno forte che vederla mentre cammini in una strada di campo.

Per le cose più belle ci vuole più tempo, non c’è niente da fare. La saggezza popolare dice da tempo immemore che “La fretta è una cattiva consigliera”. E forse va anche bene così. Che tanto le cose per cui non si fa fatica mica si apprezzano!

Ma veniamo al dunque, ecco 5 cose che ho imparato camminando:

1. Invece di avere paura di perdersi bisogna imparare a perdersi. O meglio, a ritrovare la strada quando ci si è persi. Perdersi è inevitabile, è come cadere: succede a tutti prima o poi e neanche tanto raramente. Se sei come me, poi, ottimista inguaribile, perdersi succede di continuo.

2. Chiedere informazioni non significa essere stupidi. E’ vero, in quel momento si rivela una debolezza: non sappiamo dove andare. Ma mostrarsi vulnerabili risparmia tempo, fatica e fa bene all’umore. Smettiamola di fingere di essere perfetti, la diamo a bere solo ai creduloni.

3. Non è importante la meta, ma come ci si arriva. Possiamo fare tutti gli sforzi per arrivare prima: dal non fermarci a bere una goccia d’acqua al non entrare in quel posto, al camminare quasi correndo. Possiamo toglierci un sacco di piaceri durante il viaggio, ma se poi arriviamo alla meta stanchissimi perché non abbiamo fatto pause, di cattivo umore perché abbiamo fatto un sacco di sacrifici e soli perché abbiamo perso qualcuno per strada, il sapore della vittoria è molto più amaro di quanto potrebbe essere.

4. Ogni tanto, camminando, è bello e utile fermarsi e voltarsi indietro per godere di tutta la strada già trascorsa e per vederla da un altro punto di vista.

5. Se si cammina solo di gambe si fa parecchia fatica. Se si cammina concentrando lo sforzo nel nostro centro (l’ombelico) si malta meno fatica. E si possono lasciare belli rilassati testa, collo e spalle. Allora la camminata diventa più elegante e fluida, quasi come una danza, e allora sì che si fa la metà dello sforzo!

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